Sono contraria alla maternità surrogata. Ritengo
si tratti di una forma di mercificazione della donna,
ridotta ad alienata macchina riproduttrice e di un'inaccettabile modalità di
compravendita di neonati, spesso destinata a provocare ripercussioni, per lo
più sottovalutate, anche sui fratelli e sulle sorelle di questi ultimi.
Propongo qui, pertanto, la traduzione di un breve
articolo sull'impatto negativo di questa pratica sulle stesse madri e sui loro
figli, riservandomi, eventualmente, di riprendere la trattazione
dell'argomento.
"Sono un prodotto della maternità surrogata"
Testimonianze. Madri surrogate pentite, bambini che
soffrono: si svela il lato nascosto della maternità surrogata e una petizione
internazionale ne chiede l'abolizione.
"Sono stata comprata e
venduta. Nessun eufemismo può occultare la verità". Sul suo blog: "Il
lato nascosto della maternità surrogata" (http://theothersideofsurrogacy.blogspot.it/), Jessica Kern si definisce
un "prodotto" della gestazione per altri. Sul blog esprime una
sofferenza che non riesce a superare: quella di essere stata
"abbandonata" dalla madre biologica.
La
trentenne americana non intrattiene più alcun rapporto con la donna che l'ha
allevata. Con la mamma biologica, di cui ignorava l'esistenza e che ha
rintracciato all'età di 26 anni, le relazioni si sono guastate. Bisogna dire
che, in un modo o nell'altro, tutti si scagliano contro Jessica, che invece di
mostrare riconoscenza per il fatto di essere nata, si dichiara pubblicamente
contraria alla maternità surrogata.
Jessica
Kern figura fra le firmatarie di un appello internazionale per l'abolizione
della maternità surrogata (Stop Surrogacy Now)
lanciato lo scorso 11 maggio da 16 associazioni di tutti gli Stati. Le
firmatarie hanno diversa provenienza geografica e differente orientamento
politico. Fra di loro vi sono soprattutto nomi prestigiosi della sinistra
francese e attiviste indiane contro la tratta delle donne. Ma le presenze più
sorprendenti sono quelle di Jessica Kern e di tre madri surrogate.
Maggiori
informazioni sulle madri surrogate "pentite" si ricavano da un
interessante film diretto da Jennifer Lahl, presidente del Centro californiano
per la bioetica e per la cultura, promotrice della petizione internazionale.
Le
donne statunitensi e canadesi di cui il film riporta le testimonianze hanno
vissuto tutte le forme di maternità surrogata, ivi compresa quella definita
etica, nella quale le donne si lasciano coinvolgere gratuitamente, per puro
altruismo. Tutte se ne pentono amaramente. E molte evidenziano un problema
sottovalutato: il turbamento che la maternità surrogata provoca negli altri
figli.
Tanya,
che ha voluto aiutare gratuitamente una coppia di sconosciuti, racconta il
disappunto della figlia maggiore quando il tanto atteso neonato è sparito:
"Come ho potuto pensare un solo istante di poter donare un poppante senza
che mia figlia ne fosse turbata?"
Cinque
anni più tardi, il bambino che ha portato in grembo le ha chiesto:
"Abbiamo gli stessi capelli e gli stessi occhi. Perché hai dato via me, ma
hai tenuto gli altri figli?"
Ben
presto, per evitare questi spiacevoli problemi di attaccamento, l'industria della
riproduzione ha sviluppato la maternità surrogata detta
"gestazionale", nella quale la riproduttrice porta in sé l'ovulo
della donatrice.
Questa
tecnica, tuttavia, non evita i drammi.
Danni
sottostimati
Ecco
Heatler, madre gestante: "Guadagnare soldi aiutando una coppia infertile e
restando a casa con i miei figli, mi è sembrata la soluzione ideale",
dice. Dopo una serie di episodi dolorosi, ha partorito un bambino con
disabilità, che la coppia committente ha rifiutato, ma che lei si è sentita
"in dovere di accudire".
C'è
anche Gail che ha litigato con il fratello, i cui gemelli portava in grembo:
"Troverò pure un'altra cagna che metta al mondo i miei figli. Tu puoi
anche abortire" le ha detto. Oggi soffre, perché fruisce soltanto di un
diritto di visita dei gemelli.
Jennifer
Lahl racconta di non aver cercato soltanto testimonianze negative. Ma la madre
surrogata, ufficialmente felice, il cui biglietto aereo era già stato pagato,
ha annullato all'ultimo istante la sua partecipazione alle riprese del film:
timore di domande scomode?
"Le
famiglie e l'industria della riproduzione esercitano una forte pressione su
queste donne, affinché appaia soltanto il lato idilliaco della maternità
surrogata", osserva la regista.
Questo
non è l'unico lato. Oggi cominciamo a saperlo. Il film si conclude con i danni,
fortemente sottostimati, provocati ai bambini. Soprattutto perché non vengono
informati delle condizioni della propria nascita. Prendete ad esempio Jessica
Kern: la madre adottiva è sud-coreana ed ha scelto il silenzio. Non le è stato
perdonato.