lunedì 7 luglio 2014

Uomini antisessisti. "Compagni di strada o falsi amici"?




Condivido integralmente le posizioni espresse da Tk Brambilla, Massimo Lizzi e Ricciocorno sul caso di rivittimizzazione da parte di Stefano Ciccone, presidente di Maschile Plurale, di una donna che  lo ha informato dei maltrattamenti subiti da un esponente dell'associazione. Alla protagonista di  questa drammatica vicenda esprimo la mia solidarietà e vicinanza. Per il resto non ho nulla da aggiungere alle osservazioni incalzanti, puntuali, precise, minuziose e, soprattutto, giuste dei tre blogger in questione.
Vorrei invece spostare il focus  del dibattito sul caso in sé che mi ha molto turbato  e disorientato. Com'è possibile che  aderisca ad un'associazione che  si dichiara impegnata a disarticolare i rapporti di dominio maschile nella coppia e a combattere la violenza contro le donne un uomo che  ha adottato comportamenti che, secondo le parole della protagonista, "qualsiasi manuale prodotto dai centri antiviolenza, qualsiasi libro di criminologia, qualsiasi sentenza penale classifica come atti di violenza psicologica"? Esistono   casi  del genere all'estero? Che atteggiamento hanno assunto le femministe straniere di fronte alle  clamorose rivelazioni di atti di violenza commessi da uomini che si dichiaravano pro-femministi? Cosa spinge un uomo a  proclamarsi tale?
Ho svolto una piccola ricerca sulla situazione francese e ho scoperto il caso clamoroso di Daniel Welzer-Lang, docente universitario di sociologia e di studi di genere. Autore di numerose pubblicazioni  dedicate all'esplorazione dei diversi aspetti della mascolinità, della sessualità maschile e della violenza contro le donne, Welzer-Lang  costituisce una rete europea di uomini favorevoli al femminismo e  partecipa all'équipe di ricerca sui rapporti sociali fra i sessi SIMONE-SAGESSE dell'Università di Tolosa II-Le Mirail dalla quale  viene sospeso (vedremo perché) nel luglio 2003. Nel 2004 Welzer-Lang, allora ricercatore,  partecipa  ad un bando di concorso per il conferimento di un posto di professore di ruolo presso questa Università.
Allarmate,  Catherine Le Magueresse ( giurista, presidente dell'associazione Europea contro le violenze sulle lavoratrici AVFT) e Marie-Victoire Louis (ex Presidente di questa Associazione e ricercatrice presso il CNRS, il Centro Nazionale delle Ricerche Francese)  inviano al Rettore  una lettera di denuncia dei comportamenti dell'aspirante docente di ruolo:
 
"Il 22 novembre  abbiamo appreso [..] che Daniel Welzer-Lang occupava il primo posto in graduatoria per la nomina a professore di studi di genere [..]
Egli è stato accusato a più riprese di aver aggredito sessualmente alcune studentesse del suo corso e/o impiegate nell'associazione "Les Traboules". E' stato anche contestato a causa dell'adozione di pratiche deontologicamente inaccettabili.
Le persone vittime di Daniel Welzer-Lang non vogliono denunciarlo, perché temono rappresaglie. Una di loro ha espresso la sua paura, dicendo: "E' presente ovunque, in tutte le commissioni. Riceve per le sue ricerche i  finanziamenti del programma europeo Daphne contro la violenza sulle donne. Ho la sensazione di scontrarmi con un uomo potentissimo".
Noi rispettiamo le loro decisioni, che nulla tolgono alla realtà  degli intrallazzi che queste persone hanno comunque denunciato agli amministratori dell'università di Tolosa.
Abbiamo incontrato - da sole o insieme - alcune di queste donne.
Non possiamo dunque per motivi giuridici, politici e morali restare in silenzio e partecipare alla perpetuazione di questa impunità, che può mettere in pericolo altre studentesse.
Restare in silenzio significherebbe coprire queste violenze e manifestare disprezzo nei confronti di chi ha avuto il coraggio di rivelarle [...]".
 
Malgrado l'invio di questa lettera, l'Università presenta la candidatura di Daniel Welzer-Lang al posto precedentemente occupato dal professor M. Fillon,  divenuto nel frattempo ministro dell'educazione.
Per contrastare questa decisione, Catherine Le Magueresse e Marie-Victoire Louis inviano a Fillon una lettera  datata 1 dicembre 2004:
 
"[..] Tenuto conto della gravità dei fatti e forti delle reazioni che abbiamo suscitato, Le chiediamo di non confermare questa nomina. E di adottare i provvedimenti che si impongono alla luce dei fatti denunciati".
 
Queste due lettere non ricevono risposta e Daniel Welzer-Lang  viene nominato docente di sociologia dell'università di Tolosa il 1 febbraio 2005. Si occuperà di studi di genere.
 
Nel maggio 2005, l'Associazione Nazionale degli Studi Femministi pubblica nel suo bollettino (n.46, pp.97-100) il testo intitolato: "Ricatti e abuso di potere nelle Università". Le autrici scrivono:
 
" A fine novembre 2004, come decine di altri centri e reti di studi femministi in Francia e all'estero, l'Association Nationale des Etudes Féministes ha denunciato  al Rettorato dell'Università Toulouse-Le Mirail l'attribuzione di una cattedra di docente di sociologia sui "Rapporti sociali tra i sessi- Lavoro, genere e società" a Daniel Welzer-Lang, ricercatore di questa università dal 1995.  [..] Ora, nel luglio 2003, Daniel Welzer-Lang  era stato sospeso dall'équipe Simone-SAGESSE. Invitato a più riprese a offrire un chiarimento sulle sue pratiche deontologiche, ha preferito dimettersi dall'équipe, nel settembre 2003, prima di chiedere l'assegnazione a un altro laboratorio di sociologia di Mirail (il CERS-CNRS), precisando che pensava di lasciare Tolosa nel più breve tempo possibile.
Nell'ambiente degli studi femministi, la denuncia collettiva della promozione di Daniel Welzer-Lang per "disaccordi deontologici" è potuta apparire un eufemismo, dal momento che parecchie testimonianze, scritte e orali, riferiscono di molestie sessuali e morali, di abusi di potere e di attacchi alla dignità delle persone da parte di questo insegnante esercitati su studentesse e sul personale che lavora sotto la sua direzione, sia all'Università che nell'associazione "Les Traboules".
Nell'ottobre 1998, alcune studentesse dichiararono di essere state invitate a casa sua e di aver subito molestie sessuali. Le nostre colleghe di Tolosa hanno severamente redarguito Daniel Welzer-Lang. In assenza di denunce all'autorità giudiziaria da parte delle studentesse molestate e in assenza di  applicazione di misure disciplinari da parte dell'Università, le esponenti dell'équipe avevano contato sul suo impegno a cambiare atteggiamento.
Perché  si è dovuta attendere una nuova denuncia collettiva delle dottorande dell'équipe per comprendere la gravità e le dimensioni dell'attentato all'intimità e alla dignità delle donne che il suo insegnamento all'Università e l'esecuzione dei suoi contratti di ricerca sembravano generare?  Infatti, è soltanto nel luglio 2003 che i membri dell'équipe Simone-SAGESSE hanno deciso, dopo molti dibattiti interni, di sospendere Daniel Welzer-Lang. Questa decisione si è imposta a seguito di nuove testimonianze, che parlavano di  molestie sessuali e morali e dei loro effetti a lungo termine,  così come delle difficoltà che potevano derivarne per le ragazze colpite. Alcune persone, che hanno pubblicamente raccontato la loro esperienza, hanno smesso di studiare, altre hanno cambiato università o dipartimento di studi. Tutte sono state segnate da questa vicenda.
[...]Quando diverse studentesse e dottorande, nel lungo periodo, in modo ricorrente, parlano di pressioni sessuali dirette del loro direttore, accompagnate da promesse di assunzione con contratti di ricerca, di valorizzazione dei loro studi mediante pubblicazioni congiunte, si prospetta un rischio inaccettabile di manipolazione e di abuso di potere.
Perché i motivi della sospensione di Daniel Welzer-Lang dall'équipe Simone-SAGESSE non sono stati compresi dalla maggioranza degli/delle insegnanti, dei ricercatori, delle ricercatrici e dei responsabili dell'Università Toulouse-Le Mirail? Perché sono state considerate maldicenze, magari fondate sulla rivalità? Le parole e la sofferenza delle studentesse non possono essere ascoltate? [...] Il caso delle studentesse [...] sembra smuovere l'opinione pubblica e le autorità universitarie ancor meno delle altre vittime.
Al di là dello scandalo della promozione di Daniel Welzer-Lang alla carica di professore universitario, l'Association Nationale des Etudes Féministes si preoccupa della situazione delle studentesse, delle dottorande e delle insegnanti. Essa desidera attirare l'attenzione sulla difficoltà, se non sull'impossibilità  attuale di sanzionare le aggressioni in materia di abusi di potere, di molestie morali, sessuali o di qualsiasi altra forma di violenza, quando esse si verificano all'Università. Desidera mostrare gli effetti perversi dei diversi tentativi di gestione interna nelle Università, nei dipartimenti, nelle équipes di ricerca, nei servizi sociali o di medicina preventiva, di fatti che dovrebbero essere  segnalati al Procuratore della Repubblica.
A dispetto delle minacce di Daniel Welzer-Lang di denunciare chiunque renderà pubblici i motivi del suo allontanamento dall'équipe Simone-SAGESSE, l'Association Nationale des Etudes Féministes ha deciso di pubblicare questa nota e di mettere a disposizione di chiunque lo richiederà un certo numero di informazioni, nel rispetto della privacy. Questo passo mira a rilanciare il dibattito, aperto nel 2002 dal CLASCHES (Collettivo di Lotta Anti-Sessista contro le molestie nell'insegnamento superiore) sulle molestie sessuali nelle Università e a sollecitare l'apprestamento, nei luoghi di studio e di ricerca, di misure che consentano di sanzionare le pratiche illecite e condannabili. Il fatto che ben difficilmente la voce delle vittime si faccia sentire non giustifica l'imposizione dell'impunità di certi aggressori. E' necessario e urgente spezzare il silenzio".
 
Il 28 gennaio 2005, Daniel Welzer-Lang denuncia per diffamazione al Tribunale di Tolosa Catherine Le Magueresse e Marie-Victoire Louis e in seguito anche le responsabili dell'Associazione Nazionale di Studi Femministi. La difesa presenta sei testimoni e un dossier scritto con 19 attestazioni di  episodi  di molestie cui queste ragazze hanno assistito o che hanno subito. L'avvocato di  Welzer-Lang contesta  il valore delle testimonianze scritte allegate al processo, dal momento che le presunte vittime non hanno denunciato alla magistratura penale le supposte molestie subite, né l'Università ha avviato una procedura disciplinare contro il suo assistito e derubrica gli atti di molestia come meri tentativi di seduzione compiuti dal professore nei confronti di diverse studentesse.  Il tribunale emette la sentenza il 30 maggio 2007. La denuncia contro le esponenti dell'Associazione Nazionale di Studi femministi viene dichiarata nulla per irregolarità della procedura, mentre le due esponenti dell'Associazione Europea contro le violenze esercitate sulle lavoratrici  vengono  assolte per buona fede.
In assenza di una denuncia penale, Welzer-Lang  prosegue la sua attività all'Università di Tolosa.
Il suo caso è illuminante perché mostra:
1) l'inerzia e l'indifferenza dell'istituzione universitaria. Le ragazze e le donne molestate si sono rivolte al consiglio di amministrazione dell'ateneo di Tolosa, che non ha adottato però alcun provvedimento, né si è chiesto come mai  Welzer-Lang fosse stato sospeso da un'équipe di ricerca sugli studi di genere;
2) l'immediata e determinatissima reazione, per contro, delle femministe francesi che non hanno esitato a denunciare i comportamenti di Welzer-Lang e a  rivolgersi al rettore dell'università di Tolosa per bloccarne la nomina a docente,  nonostante egli avesse annunciato la volontà di rivolgersi alla magistratura nel caso in cui le donne avessero reso note le ragioni della sua estromissione dall'équipe di ricerca Simone-Sagesse. A favore delle studentesse molestate si sono mobilitate ben due associazioni nazionali femministe.  Nessuna esponente di queste organizzazioni ha mai sottovalutato la gravità dei comportamenti di Welzer-Lang, derubricando le molestie a semplici atti di seduzione. "Era necessario e urgente - osservano - spezzare il silenzio".
3) Il caso Welzer-Lang dimostra, infine, che i motivi reconditi che inducono un uomo a proclamarsi femminista non sono sempre nobili.
Quest'ultima questione è stata affrontata dall'anarchico pro-femminista Francis Dupuis-Déri, docente di scienze politiche all'Università del Québec a Montréal, in un saggio dal titolo Les hommes proféministes: compagnons de route ou faux amis? (Gli uomini favorevoli al femminismo: compagni di strada o falsi amici? ) pubblicato nel 2008 dal periodico Recherches féministes
Nel suo saggio Dupuis-Déri presenta le ipotesi formulate  da studiosi e studiose per spiegare la scelta e l'impegno degli uomini a favore del femminismo e approda alla conclusione che quella più probabile e diffusa è rappresentata dal fatto  di essersi confrontati con le femministe, averne risentito l'influenza e condividerne le analisi. Sono convinta anch'io che questa sia una delle principali ragioni che inducono certi uomini a solidarizzare con le donne e a sostenerne le battaglie.
E' interessante però analizzare anche le altre ipotesi. Una  interpreta il pro-femminismo maschile come la conseguenza dell'adesione ad un'etica egalitaria. Un uomo che attribuisce particolare importanza all'idea di uguaglianza nella costruzione della propria identità sarà più propenso ad impegnarsi a fianco delle femministe.
L'umanista, poi, ammette di ricavare vantaggi dal patriarcato, ma afferma di  odiare questo sistema, perché prova ripugnanza nei confronti dell'ingiustizia e della diseguaglianza.

Per alcuni l'adesione al femminismo o le dichiarazioni di antisessismo si configurano come una conseguenza dell'assunzione o del desiderio di assumere comportamenti non conformi a quelli prescritti dal modello dominante di virilità.

Alcuni uomini, però, secondo un'altra ipotesi, si dichiarerebbero in pubblico femministi solo per ricavarne vantaggi personali. L'opportunista, ad esempio, secondo Sandra Bartky e David J. Kahane,   si dichiara  seguace del femminismo,  solo perché ritiene che si tratti di una teoria alla moda, almeno in certi ambienti. Spera così di trovare una collocazione vantaggiosa in un preciso campo professionale (il mondo universitario, ad esempio) o di conquistare la simpatia delle donne.
Il poseur, invece, si interessa alle teorie femministe in modo astratto, senza che queste ultime incidano minimamente sulla sua vita privata.
L'iniziato, da parte sua, milita nei gruppi favorevoli al femminismo e si guadagna per questo solo fatto la simpatia delle donne. Si ritiene superiore agli altri uomini, perché sono loro, mai lui, i misogini e i responsabili della conservazione delle strutture patriarcali.
Vi è, insomma, anche chi concepisce la propria adesione al femminismo solo come  una risorsa per far carriera o per conseguire l'approvazione e il riconoscimento delle donne, insomma la usa come uno strumento di seduzione. Vi è  chi opera disinvoltamente una totale dissociazione tra convinzioni dichiarate pubblicamente e comportamenti privati.
Mi permetto di consigliare agli aderenti all'associazione Maschile Plurale di interrogarsi anzitutto, anche spietatamente, sulle ragioni del proprio impegno che, ne sono sicura, nella stragrande maggioranza dei casi sono nobilissime. Si dovrebbe però prestare attenzione e scongiurare la presenza di  eventuali opportunisti e poseurs che potrebbero  profittare in modo strumentale del prestigio e della fama acquisita dall'organizzazione.
 Scrive a questo proposito Claudio Magnabosco, riguardo all'associazione da lui fondata:
 
Io ricordo quanti uomini desideravano iscriversi al mio Progetto "la ragazza di Benin City" che proponeva la sensibilizzazione dei clienti; molti desideravano avere in tasca la tessera della associazione, così da poter dimostrare alle Forze dell'Ordine che li avessero fermati e sorpresi in flagranza, che loro non erano dei clienti, ma degli operatori sociali.
 
Lo studioso Francis Dupuis-Déri, da parte sua, suggerisce agli uomini favorevoli al femminismo di impegnarsi in un processo di disempowerment, ossia di drastica riduzione del potere che esercitano individualmente e collettivamente sulle donne, nella sfera privata evitando, ad esempio, di instaurare relazioni impostate sul dominio e sulla prevaricazione e impegnandosi a svolgere il lavoro domestico e di cura e nella sfera pubblica e militante limitandosi ad occupare una posizione defilata ed ancillare e a sorvegliare attentamente il proprio comportamento e quello degli altri uomini, affinché non sia connotato da  misoginia.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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